La conseguente speculazione sulle fonti energetiche causate dalla guerra in Ucraina ha gettato in panico le principali industrie europee chetarono il peggio, come la chiusura e i licenziamenti. Il colosso tedesco della chimica Basf ha annunciato che se dovrà usare la metà del gas, dovrà chiudere il suo impianto di Ludwigshafen. Tale chiusura causerebbe danni a 125 impianti collegati.

A Stoccarda, sede del Gruppo Volkswagen si pensa a uno spostamento della produzione di veicoli in Spagna e Portogallo e verso alcuni Paesi dell’est Europa. In Spagna il drastico taglio delle forniture dei russi di Gazprom non ha toccato l’aumento del prezzo né le produzioni: Madrid da anni si serve dai paesi del Nord Africa e dagli Stati Uniti.

Preoccupante per industriali tedeschi è la crescita insostenibile del prezzo del gas. Si spera in veloci e definitive soluzioni che dovrà decidere il Governo di Berlino a breve. In Germania, industriali e sindacati guardano con relativa fiducia alle capacità della politica di non lasciarli a piedi, soprattutto a cominciare dalla prossima primavera-estate, quando sarà misurata la capacità di ricostituire le scorte.




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